Nasce il Comitato Antirazzista Piceno


Obiettivo del nuovo Comitato promuovere e organizzare manifestazioni per sensibilizzare ai valori dell’accoglienza e della tolleranza. Primo passo un appello per dare vita ad un coordinamento provinciale contro il razzismo ed ogni forma di discriminazione

Il “virus” dell’intolleranza  e della demagogia si sta sempre più diffondendo nel nostro territorio, come dimostrano diversi episodi delle ultime settimane.

Emblematiche, in proposito, le manifestazioni contro l’arrivo degli immigrati indette in diverse zone della provincia (e che hanno visto la partecipazione di amministratori ma anche alcuni episodi che si sono verificati nei giorni scorsi nello stesso capoluogo. Per questo un gruppo di cittadini già impegnati socialmente e politicamente si sono incontrati ed hanno deciso di costituire il Comitato Antirazzista Piceno.

L’obiettivo del Comitato (a cui hanno già aderito numerose personalità politiche locali, tra cui anche l’ex presidente della Provincia Massimo Rossi e l’ex sindaco di Appignano Nazzarena Agostini), che nei prossimi giorni convocherà una conferenza stampa per presentarsi ed illustrare nel dettaglio le proprie finalità, innanzitutto è quello di organizzare iniziative e manifestazioni per sensibilizzare ai valori dell’accoglienza e della tolleranza. Intanto, però, di lanciare un appello per promuovere un coordinamento provinciale contro il razzismo ed ogni forma di discriminazione. Questo il contenuto dell’appello:

Dopo l’omicidio di oltre un anno fa del giovane nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, avvenuto a Fermo dopo un insulto razzista rivolto alla sua compagna da parte di un neofascista, ci si poteva attendere una reazione forte contro l’intolleranza e il razzismo nel nostro territorio. Invece anche in provincia di Ascoli Piceno da settimane siamo costretti ad assistere a vere e proprie campagne xenofobe promosse e alimentate non solo dall’estrema destra, ma persino da amministratori di centrosinistra. Il “virus” dell’intolleranza e della demagogia si sta diffondendo anche in ambienti “insospettabili”, ed è quindi doveroso impegnarsi per ostacolare questa pericolosissima deriva.

Coloro che si impegnano nell’affermazione dell’universalità dei diritti umani non possono stare a guardare. Per quanti credono nella centralità dei diritti degli esseri umani e nella convivenza pacifica tra religioni ed etnie diverse, si impone un salto di qualità, un’assunzione di responsabilità collettiva, per evitare quell’inquietante sensazione di isolamento che rischia di ridurre l’impegno su questo terreno ad una testimonianza, comunque necessaria ma più o meno disperata.

E’ necessario quindi rilanciare insieme un’offensiva culturale e politica affinché l’unica “idea di futuro” possibile – quella dell’affermazione universale dei diritti umani – diventi senso comune e presupposto imprescindibile della civile convivenza, a partire dalla nostra provincia”.

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