Vergogna in ospedale, il presidente Ceriscioli sotto accusa


L’allarme era stato lanciato oltre 5 mesi fa nel convegno organizzato dal Coordinamento antidegrado di Ascoli. Ora per la vicenda delle sale operatorie del Mazzoni inagibili per le infiltrazioni scende in campo anche il sindaco Castelli. Che attacca il presidente della Regione

Sono sta­te ri­fat­te 5 sale ope­ra­to­rie ma 3 non fun­zio­na­no a cau­sa del­le in­fil­tra­zio­ni.  Le ri­co­ve­ry room, in­ve­ce, sono sta­te rea­liz­za­te lon­ta­no dal­la sala ope­ra­to­ria, quin­di

 di fat­to sono inu­ti­liz­za­bi­li”.

Era sabato 4 marzo quando il professor Narcisi, nel corso del convegno “Dall’ospedale di Vallata alla Cenerentola delle Marche” sollevava, insieme a tanti altri, il problema della situazione delle sale operatorie dell’ospedale di Ascoli . A quell’incontro, or­ga­niz­za­to dal Coor­di­na­men­to an­ti­de­gra­do di Asco­li Pi­ce­no (di cui fan­no par­te le as­so­cia­zio­ni Cit­ta­di­nan­zat­ti­va, Coor­di­na­men­to Vo­lon­ta­ria­to Pi­ce­no, Ami­ci del­la Bi­ci­clet­ta, Cai, Fai, Ita­lia No­stra, Le­gam­bien­te e Pro­vin­cia Nova) parteciparono molti operatori del settore, medici e operatori sanitari, qualche rappresentante politico locale (i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Manni e Tamburri, il consigliere regionale Giorgini, l’ex consigliere regionale Giulio Natali) ma nessun rappresentante dell’amministrazione comunale e, naturalmente, neppure il sindaco Castelli.

Che finalmente, oltre 5 mesi dopo, si è accorto della vergognosa situazione delle sale operatorie dell’ospedale di Ascoli. “L’ultima penalizzazione per la sanità per il Piceno è quella delle sale operatorie dell’ospedale Mazzoni, costate  5 milioni di euro, e di nuovo inagibili per eliminare le infiltrazioni d’acqua prima, nonostante siano entrate in funzione a luglio del 2016, e le fessurazioni dei pavimenti con rischio d’infezione poi, la dice lunga” attacca duramente il primo cittadino in un lungo comunicato stampa diffuso questa mattina (venerdì 15 settembre). Sicuramente meglio tardi che mai, ognuno ha i suoi tempi di reazione.

L’importante è che, ora che se ne è accorto, il sindaco non molli la presa e incalzi la Regione per porre al più presto (anche se è già passato troppo tempo) rimedio a questa vergogna. Perché davvero non c’è altro modo per definire quella che è una doppia beffa per i cittadini del territorio piceno. Non è, infatti, accettabile che si spendano così tanti soldi per un servizio fondamentale che, però, resta in gran parte precluso per dei clamorosi errori (commessi da chi sarebbe poi opportuno scoprirlo).  Nel comunicato stampa Castelli sferra un duro attacco al presidente della Regione Luca Ceriscioli che, per chi non lo sapesse, ha voluto mantenere per se la delega alla sanità

Che sia necessario un assessore regionale alla sanità è un fatto ormai ineludibile – afferma il primo cittadino ascolano – caro Ceriscioli non puoi occuparti contemporaneamente di terremoto e ricostruzione, pianeta del ritardo cronico ormai assodato, con gli assegnatari delle casette di Pretare di nuovo in polemica, non più tardi di mercoledì, perché di fatto non possono ancora fruirne, e di un asset cruciale della Regione Marche come la sanità. Se l’80 per cento del bilancio regionale è dedicato a questo delicato settore vorrà pure significare qualcosa: occorre qualcuno che se ne occupi quotidianamente e in modo bipartisan. Resta poi da capire perché tutti i problemi cadano come la pioggia della “nuvola di Fantozzi” sul Piceno.

Mai che nel Pesarese ci siano sale operatorie con acqua, che ci sia un ospedale punto di riferimento di zanzare sia d’inverno che d’estate. Non c’è voglia di modificare l’equilibrio nella sanità nelle Marche: il Piceno è e deve restare evidentemente per il governo regionale le Marche del Sud, nell’accezione più negativa del termine”.

Castelli cita, poi, l’episodio che si è verificato qualche giorno fa in ospedale, con un tossicodipendente che si è iniettato l’eroina davanti a tutti, prendendo spunto da questo per chiedere nuovamente lo spostamento del Servizio Sert. Al di là di quest’ultimo spunto, che appare del tutto strumentale e che non ci sentiamo di condividere, l’appello del primo cittadino ascolano appare impossibile da non sottoscrivere. Sinceramente ci si attendeva già da tempo che il presidente della Regione si decidesse a cedere la delega alla sanità, era necessario già prima del terremoto, lo è ancora di più ora che Ceriscioli deve seguire da vicino il complicatissimo iter della ricostruzione. Troppo importante per la vita di tutti i cittadini la gestione della sanità pubblica, a cui non si può dedicare solo dei ritagli di tempo (e lo stesso discorso vale per la ricostruzione).

Così come è innegabile  che il Piceno sia la pecora nera della sanità marchigiana (che, pure, in tutte le indagini e le inchieste su scala nazionale risulta essere sempre ai primi posti). E che gran parte delle colpe siano imputabili alla decennale politica regionale, alle discutibili scelte attuati da diversi anni in questo delicato settore dalla Regione. Ma, oltre a reclamare giustamente un cambio di passo a livello regionale e a sottolineare le colpe (enormi) della politica regionale, sarebbe anche opportuno una volta tanto fare un piccolo esame di coscienza.

Perché non si può continuare a fingere di ignorare che anche il nostro territorio e, soprattutto, i politici e gli amministratori che si sono succeduti nel nostro territorio hanno le proprie responsabilità. Perché come sottolineava in quel convegno l’ex consigliere regionale Giulio Natali, “l’in­te­res­se per la sa­ni­tà dei no­stri am­mi­ni­stra­to­ri e po­li­ti­ci fi­ni­sce il gior­no dopo le ele­zio­ni, par­la­re di sa­ni­tà una vol­ta ogni 2 mesi è una “mar­chet­ta”. Lo stesso Natali ricordava un episodio emblematico in proposito.

A fine 2013 – raccontava l’ex consigliere regionale – chiesi all’amministrazione comunale l’istituzione della commissione sanità ma l’allora segretario generale sollevò non poche obiezioni. Di fatto quella commissione non è mai stata istituita”. Il concetto espresso, sempre valido, è molto semplice. Se davvero si ha a cuore la nostra sanità non se ne può parlare solo in periodo elettorale o ogni 2-3 mesi per lanciare qualche frecciata ad un avversario politico, per poi farla tornare nel dimenticatoio. Per questo non fa niente che il sindaco abbia impiegato tutto questo tempo per accorgersi della situazione delle sale operatorie.

Ora che finalmente ha avuto “l’illuminazione” non molli più la presa fino a che la situazione non sarà sanata. Allo stesso modo è fondamentale che il primo cittadino ascolano si adoperi affinché il territorio piceno (San Benedetto compreso) rivendichi unito il proprio ruolo nella sanità, senza continuare a dividersi per sterili ragioni di campanile. In tal senso il Consiglio comunale aperto sulla sanità di qualche mese fa è stato a dir poco sconfortante. Si doveva parlare della situazione della sanità del territorio, per buona parte si è assistito ad una inqualificabile disputa di campanile con rancori e rivendicazioni nei confronti di San Benedetto. Non è certo una novità, era accaduto di peggio 8 anni fa.

Quando, era l’aprile 2009, la Regione guidata da Spacca diede il via al progetto per l’istituzione dell’azienda ospedaliera “Marche Nord”, con la conseguente unificazione degli ospedali San Salvatore di Pesaro e Santa Croce di Fano, e dell’azienda ospedaliera “Marche Sud”, con l’unificazione degli ospedali di Ascoli e San Benedetto. Ma, mentre nel Pesarese ci si è immediatamente uniti per procedere il più velocemente possibile, nel nostro territorio la visione miope da paesotto di provincia dei nostri amministratori non aspettò neppure un attimo per cercare di boicottare quel progetto.  

Bi­so­gna­va di­fen­de­re i pro­pri li­mi­ta­ti or­ti­cel­li, il cam­pa­ni­li­smo non po­te­va es­se­re mes­so da par­te per una vi­sio­ne più am­pia e for­se de­ci­si­va per le sor­ti del no­stro ter­ri­to­rio (al­me­no per quan­to ri­guar­da la sa­ni­tà). Naturalmente non c’è la controprova e tutto ciò non può certo far passare in secondo piano le scelte penalizzanti per il nostro territorio della Regione (soprattutto negli anni passati). Ma non si può neppure escludere che se le cose fossero andate in altro modo, se si fosse messo da parte il campanile per l’interesse comune generale, magari ora staremmo a raccontare un’altra storia.

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