Inquinamento e rifiuti: lo stato di salute delle acque e delle spiagge delle Marche


Su 12 punti monitorati da Goletta Verde ben 5 superano il limite di inquinamento delle acque previsto dalla legge. “Fortemente inquinati” i tre punti monitorati tra San Benedetto e Grottammare. E nelle 6 spiagge marchigiane monitorate rinvenuti ben 3.100 rifiuti

Certo che hanno davvero una bella “faccia tosta” o delegati di Legambiente che con la loro “Goletta Verde” girano e verificano lo stato delle acque italiane. E’ giustissimo farlo, però poi che addirittura forniscono anche i dati in piena estate, addirittura i primi giorni di agosto come hanno fatto per le Marche, è davvero troppo.

Magari potrebbero farlo a settembre-ottobre quando l’estate è passata e il turismo non corre alcun rischio. Tanto, poi, in un paese senza memoria figuriamoci se un anno dopo qualcuno ricorda qualcosa… Ogni anno si ripete sempre la solita storia, Legambiente presenta i dati che fotografano la situazione delle acque e delle spiagge e puntualmente c’è qualcuno che protesta, che li accusa di mettere a rischio il turismo. Lo scorso anno fu il presidente del Cip Alati a farlo, vedremo a chi toccherà quest’anno dopo che il portavoce di Goletta Verde, Katiuscia Eoe insieme al presidente di Legambiente Francesca Pulcini e al responsabile dell’Ufficio Scientifico ha presentato i dati sulle acque e sulle coste marchigiane.

Dati che evidenziamo come oltre il 40% dei punti monitorati (5 su 12) superano il limite di inquinamento previsto dalla legge e corrispondono per lo più a foci di fiumi e torrenti. Ad aggravare la situazione è stata anche riscontrata una notevole presenza di rifiuti in spiaggia, oltre ad una diffusa carenza della necessaria cartellonistica informativa.

Come spiega il comunicato Stampa di Legambiente “i prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente il 29 e 30 luglio. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e sono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori”.

Ancora una volta la maglia nera va alla provincia di Ascoli. Infatti i tecnici di Goletta Verde hanno campionato tra punti nella nostra provincia e tutti e tre sono risultati “fortemente inquinati”: la foce del Tronto nella Riserva naturale regionale Sentina a San Benedetto del Tronto, la foce del torrente Albula e il punto campionato presso la spiaggia 20 metri a sud della foce del torrente Tesino, a Grottammare. In provincia di Fermo, invece, su due punti campionati, uno è risultato “fortemente inquinato”, ovvero la foce del torrente Valloscura, Lido di Fermo, nel Comune di Porto San Giorgio, mentre “entro i limiti” il giudizio emerso dai prelievi effettuati sulla spiaggia presso foce fosso dell’Albero, a Porto Sant’Elpidio.

Uno il punto campionato in provincia di Macerata: la spiaggia presso foce fosso Asola, tra Civitanova Marche e Potenza Picena, risultato “entro i limiti”. In provincia di Ancona, in tutti e tre i punti campionati, il risultato è stato “entro i limiti”: alla spiaggia di Marcelli, nel comune di Marcelli di Numana, alla spiaggia Ponte Rosso, presso Lungomare Dante Alighieri, e a quella a 30 metri a sud della foce del fiume Misa, nel Comune di Senigallia. In provincia di Pesaro Urbino, su tre punti campionati, due sono risultati “entro i limiti”, la spiaggia presso la foce del Torrente Arzilla, nel Comune di Fano, e la foce del Fiume Tavollo, nel Comune di Gabicce Mare; mentre “fortemente inquinato”, è stato il giudizio emerso dai campionamenti effettuati presso la foce del fiume Foglia, ricadente nel Comune di Pesaro.

A rendere più grave la situazione il fatto che, secondo Legambiente “nei punti monitorati non si può certo dire che i bagnanti vengano poi informati a dovere. La cartellonistica in spiaggia è quasi inesistenteanche se obbligatoria per legge da tre anni per i comuni costieri: informativa che ha la funzione di informare i cittadini sulla qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa. Delle 5 foci verificate e delle 7 spiagge monitorate, solo sulla spiaggia 20 metri a sud foce torrente Tesino e alla Foce del Fiume Tavollo, vi era la presenza del divieto di balneazione”.

Sotto accusa non soltanto l’assenza di cartelli, ma anche l’inadeguata informazione. Ne è un esempio il tratto di costa nel Comune di Numana, interdetto alla balneazione per 700 metri complessivi, di cui una parte in modo temporaneo e un’altra permanente, e caratterizzato dalla presenza della Foce Musone. In tutta quest’area, nonostante l’analisi approfondita da parte dei volontari, è stata riscontrata la presenza di un solo cartello informativo, situato a metà della spiaggia confinante con la stessa foce, un numero giudicato insufficiente a garantire un’adeguata informazione per un tratto di costa di oltre mezzo chilometro.

Non solo, tra metà giungo e fine luglio i volontari Legambiente hanno effettuato monitoraggi sui 20 km di costa da Pesaro a San Benedetto e nel 36,3% dei 44 transetti osservati la cartellonistica informativa è risultata assente. “Con il recepimento della Direttiva Europea sulle Acque – si legge nel comunicato – attraverso due normative nazionali (D. Lgs. N.116/2008 e decreto del 30 marzo 2010), i Comuni delle nostre coste sono tenuti ad informare il cittadino in modo puntuale, attraverso cartelli che devono essere posti nei “luoghi di maggiore afflusso”, a prescindere se nel tratto di spiaggia vi sia o meno la presenza di uno stabilimento balneare”.

Oltre alla qualità delle acque, l’edizione di quest’anno di Goletta Verde si è occupata anche dei rifiuti in spiaggia, un problema che, al pari della maladepurazione e della pesca illegale, mette in serio pericolo l’ambiente, la biodiversità marina ma anche la salute dei cittadini. “Il 10% dei rifiuti presenti sulle spiagge italiane – si legge nella nota di Legambiente – proviene dagli scarichi dei nostri bagni. Rifiuti buttati nel wc che raggiungono il mare, anche a causa di sistemi di depurazione inefficienti, minacciando la fauna marina”. Nelle Marche sono state monitorate 6 spiagge per circa 18 mila mq e sono stati rinvenuti 3.100 rifiuti spiaggiati, con una media di 517 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia.

Una densità minore rispetto al dato nazionale anche se la percentuale di plastica trovata è maggiore rispetto alla media nazionale (83,5% rispetto al 76%).  Al primo posto vi sono i frammenti dei rifiuti minori di 50 cm costituiti da plastica e polistirolo, pari al 32%, contro il 22% nazionali. Da evidenziare, inoltre, la presenza più massiccia di rifiuti da pesca rispetto a quella nazionale presso la spiaggia nella riserva naturale della Sentina a San Benedetto del Tronto che conta un’incidenza di questo tipo di rifiuti del 10% contro la percentuale nazionale del 6%.

“I rifiuti che arrivano sulle nostre spiagge possono essere determinati o da scarichi anomali, come provano i 44 agglomerati marchigiani posti sotto procedura di infrazione, oppure a causa di comportamenti errati da parte dei cittadini che, gettando nel lavandino o nel wc i rifiuti, creano criticità al servizio di depurazione – afferma il presidente di Legambiente Francesca Pulcini – i rifiuti non scompaiono, infatti, ma finiscono direttamente sulle spiagge e in mare. Prevenire è possibile e anche molto semplice: basterebbe evitare di usare i nostri WC come se fossero cestini della spazzatura Il problema delle microlastiche è serio e globale, bisogna mettere in campo strategie di prevenzione. Ecco perché chiediamo un tavolo di concertazione regionale a cui partecipino il mondo della ricerca, l’Università, le associazioni e la società civile per monitorare questo fenomeno al fine di individuare una soluzione che ne riduca la presenza nei nostri mari”.

Il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari – afferma la portavoce di Goletta Verde Katiuscia Eroe –  spiace constatare che in una regione come le Marche dove, stando ai dati dell’Arpa, la qualità delle acque è fra le migliori in Italia, permangano croniche criticità alle foci di fiumi e torrenti, si trovi sulle spiagge una percentuale di plastica elevata e vi sia l’assenza di una cartellonistica obbligatoria per legge non solo per informare sull’eventuale divieto di balneazione di taluni tratti di costa ma anche per certificare i punti in cui l’acqua risulta eccellente, come previsto dalla legge. In molti punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, è stata registrata la presenza di bagnanti. Un problema che si aggiunge a quello della cattiva depurazione che affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi. Ritardi che si ripercuoto anche sulle tasche dei cittadini, visto che le inadempienze dell’Italia nell’attuazione della direttiva comunitaria hanno portato a procedure di infrazione, in alcuni casi seguite da condanne che si tramutano in multe salatissime”.

 

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