Consiglio comunale sulla sanità: tanto rumore per nulla…


Tante imprecisioni e disinformazione, il solito insopportabile scontro tra Ascoli e San Benedetto e nessuna proposta concreta dal Consiglio comunale aperto sulla sanità che si è svolto lunedì 19 giugno a Palazzo dei Capitani

Non so se la stessa cosa è accaduta a quanti erano presenti lunedì al Consiglio comunale aperto sulla sanità, ma sinceramente noi siamo usciti da palazzo dei Capitani abbastanza disorientati.

Siamo nati e cresciuti ad Ascoli eppure solo in questa occasione abbiamo saputo che un tempo, diversi anni fa, la nostra città era dotata di un ospedale tra i più invidiati non solo delle Marche ma addirittura del centro Italia (forse il vecchio ospedale Mazzoni?). Ci avevano convinto che la sanità marchigiana fosse troppo “anconacentrica” e “pesarocentrica” e invece abbiamo scoperto che il vero nuovo centralismo da combattere è quello maceratese (manca quello fermano  poi abbiamo fatto bingo).

Ci aspettavamo un fuoco incrociato contro la Regione e invece abbiamo assistito all’ennesimo episodio dell’interminabile (e sempre più insopportabile) derby tra Ascoli e San Benedetto. Forse si è già ampiamente capito ma per chi ancora non ci fosse arrivato quello di lunedì scorso è stato un appuntamento assolutamente inutile, anzi per certi versi deleterio e controproducente. Naturalmente, è bene sottolinearlo, la nostra non è certo una critica nei confronti dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle che, anzi, vanno elogiati e ringraziati per aver promosso l’iniziativa.

Ma in un simile incontro era lecito attendersi interventi qualificati e, soprattutto, competenti, possibilmente supportati da dati e informazioni puntuali e dettagliate. E, magari, c’era da attendersi che venissero fuori delle proposte concrete per la nostra sanità. Invece abbiamo assistito ad uno spettacolo davvero sconfortante, con tanti interventi approssimativi conditi da dichiarazioni prive di riscontri e di fondamento. Tra l’altro va detto che l’assenza del presidente della Regione Ceriscioli (che ha anche la delega alla sanità) e del direttore dell’Asur (impegnati in un altro Consiglio comunale aperto, sul terremoto, a Camerino) di fatto già aveva svuotato l’incontro dell’importanza che si sperava potesse avere.

Certo, era presente  la vicepresidente Anna Casini (per giunta autorevole rappresentante del territorio). Ma in un Consiglio comunale in cui si parla dei problemi della sanità è superficiale sottolineare quanto sia importante la presenza del presidente (con delega alla sanità) e del direttore dell’Asur. Forse sarebbe stato più opportuno, una volta constatata l’assenza, rinviare il Consiglio stesso. O, magari, alla fine è stato meglio così. Perché se davvero il presidente Ceriscioli  (e con lui la giunta regionale) avesse l’intenzione di penalizzare ulteriormente la sanità del nostro territorio, di fronte ad un simile spettacolo sarebbe tornato a casa con la convinzione di poterlo fare tranquillamente.

Tanto da questi parti si continua a litigare tra Ascoli e San Benedetto, su chi deve avere qualche briciola in più, invece di portare avanti uniti e coesi progetti e richieste. Per la verità nelle settimane scorse lo scontro l’avevano iniziato gli esponenti sambenedettesi, a partire dal consigliere comunale De Vecchis che chiedeva il declassamento dell’ospedale Mazzoni, sostenendo che l’ospedale di primo livello del territorio deve essere quello di San Benedetto, sulla base del bacino di utenza e di ipotetici calcoli che non vale la pena neppure commentare.

Si continua a volare basso, bassissimo, invece di lottare per ottenere quanto merita e quanto spetta al territorio, si sgomita per un posto migliore nella più assoluta mediocrità E, inoltre, si perde tempo in battaglie contro i “mulini a vento”, come quella contro la presunta chiusura del laboratorio analisi che anche in occasione del Consiglio comunale sulla sanità la vicepresidente Casini ha confermato non essere in programma. “Ribadisco in questa sede – ha categoricamente affermato – che i laboratori analisi non verranno chiusi e chi afferma il contrario dovrebbe semplicemente vergognarsi”.

Buona parte del Consiglio comunale è stato questo, un susseguirsi di interventi imperniati sul derby contro San Benedetto e conditi da una serie impressionante di imprecisioni, di affermazioni non supportate da dati concreti. “Sono arcistufo di questa guerra tra Ascoli e San Benedetto – ha sbottato Roberto Zazzetti, presidente della commissione congiunta sulle disabilità e autore di uno dei pochi interventi concreti e ben circostanziati – alla fine non riusciamo neppure a spendere i fondi che avevamo a disposizione”.

Interessante anche il breve intervento di Nazzareno Galanti, presidente del Coordinamento antidegrado, che prima ha lanciato un appello all’amministrazione comunale, reclamando una maggiore attenzione all’ascolto e alla democrazia partecipata, e poi ha chiesto  “un osservatorio sanitario per avere i dati che fotografino la situazione degli ospedali di Ascoli e San Benedetto come era alcuni anni fa e come si è evoluta in questi ultimi anni. Siamo la cenerentola delle Marche per quanto riguarda la sanità, siamo trattati in maniera diversa rispetto a Marche Nord che esiste”.

Lo stesso Galanti e il Coordinamento antidegrado, tra l’altro, qualche mese fa avevano organizzato un incontro per parlare del livello della sanità locale (“Dall’ospedale di vallata alla cenerentola delle Marche”) nel quale erano emersi spunti molto importanti sull’ospedale unico ma anche sul problema del ruolo delle strutture private, della mobilità attiva e passiva, oltre a proposte interessanti, grazie all’intervento di operatori qualificati (come il prof. Narcisi, il prof. Pancotti) e correttamente informati (come l’ex consigliere regionale Natali, autore negli anni di diverse importanti battaglie per la nostra sanità).

Cosa che, come anticipato, purtroppo non si può dire per il Consiglio comunale di lunedì scorso nel corso del quale abbiamo ascoltato tesi bizzarre e affermazioni del tutto fuorvianti. Come quelle relative alla mobilità attiva che, nel nostro territorio, si dirigerebbe essenzialmente verso l’ospedale cittadino, con la beffa che poi i conseguenti introiti verrebbero redistribuiti su tutto il territorio marchigiano e solo in minima parte nel nostro.

Nulla di più sbagliato, i dati ufficiali sulla mobilità attiva (fonte Ars Marche) in realtà dimostrano tutt’altro, cioè che la mobilità attiva nell’Area Vasta 5 è essenzialmente merito delle strutture private (Villa Anna e Stella Maris San Benedetto, Clinica San Marco Ascoli) che richiamano ben il 72% (6.205) degli 8.625 pazienti provenienti da fuori regioni. Con l’inevitabile conseguenza che 19 dei 26 milioni di euro ottenuti grazie alla mobilità attiva finiscono alle strutture private e appena 7 nelle casse pubbliche.

O come le “farneticazioni” atte ad esaltare l’ospedale cittadino di una volta, che secondo qualcuno prima dell’avvento dell’Asur aveva di tutto e di più, praticamente era quasi un’eccellenza regionale. Tesi in qualche modo suffragata dalle dichiarazioni del sindaco Castelli che ha sostenuto di voler “interpretare il disagio degli ascolani che chiedono un ritorno ai fasti di qualche decennio fa dell’ospedale Mazzoni”.

Ci sarebbe da ridere se non stessimo parlando di un argomento così serio, siamo nati e cresciuti in questo territorio e conosciamo perfettamente la storia dell’ospedale cittadino. Che quei “fasti” li ha vissuti solo nel mondo virtuale e nella fervida fantasia del sindaco e di qualche altro smemorato esponente. Ricordiamo perfettamente quando, una ventina di anni fa, anche per certi interventi non certo particolarmente complicati bisognava emigrare, quando andava bene a San Benedetto, molto più spesso ad Ancona, Pesaro o addirittura fuori regione. Già allora c’era un evidente squilibrio tra il nord e il sud della regione, altro che Mazzoni come eccellenza regionale…

Sentiamo salire un grido di dolore da parte della nostra popolazione – ha poi aggiunto il primo cittadino – che registra una sempre maggiore dequalificazione dell’offerta ospedaliera. Purtroppo stiamo scontando gli effetti delle decisioni prese dalla Regione  ad inizio 2000, quando si volle istituire una Asur che rese meno forte la capacità di costruire dal basso le risposte di salute richieste dalla nostra comunità. Negli ultimi periodi, poi, alla centralizzazione anconetana si va quasi sostituendo il rischio di un ulteriore centralismo, quello maceratese. Ancora una volta Ascoli e San Benedetto sono le cenerentole delle Marche, cercando di evitare qualsiasi forma di conflitto interno in quanto vittime di una impostazione che speriamo la Regione voglia superare”. Manca Fermo e poi siamo al tutti contro Ascoli, una sorta di mega complotto regionale contro il nostro territorio.

Tornando ad argomenti seri, le responsabilità passate della Regione le ha sottolineate anche la vicepresidente Casini. “Nel 2015 abbiamo costruito due delibere con l’obiettivo di strutturare il sistema sanitario per meglio garantire le prestazioni a favore dei cittadini – ha affermato – purtroppo in questa fase di riorganizzazione siamo partiti da una situazione che abbiamo ereditato e che non era delle più ottimali”.

La vicepresidente ha poi puntato l’attenzione sull’ospedale unico ribadendo che “su questo punto il presidente Ceriscioli ha assicurato che le risorse pubbliche per la sua realizzazione ci sono. Va, comunque, evidenziato che i due presidi ospedalieri di Ascoli e San Benedetto  rimarranno e saranno oggetto di una trasformazione in ambito sanitario. L’ospedale unico non dovrà essere molto grande, sarà teconologicamente all’avanguardia  e sarà un ospedale dove la degenza avrà la durata di pochi giorni. Sinceramente il derby che si è scatenato per stabilire dove realizzarlo non mi appassiona”.

Purtroppo, però, proprio questo continuo scontro campanilistico continua ad essere il vero grosso ostacolo, naturalmente fermo restando il fatto che il nostro territorio sconta una evidente penalizzazione da parte della Regione che si protrae da anni. Per superare la quale, però, a maggior ragione bisognerebbe muoversi compatti e con unità di intenti, cercando possibilmente di concentrare l’attenzione su battaglie concrete e non in un’inutile guerra contro i mulini a vento.

Invece proprio nei giorni scorsi lo stesso sindaco di San Benedetto Piunti ha di fatto certificato l’impossibilità per il nostro territorio di riuscire a superare queste divisioni. E il Consiglio comunale di lunedì scorso, già abbastanza inutile vista l’assenza degli interlocutori principali, ha confermato che continuiamo a procedere in ordine sparso, con poche idee e, per giunta, molto confuse. Con simili presupposti appare davvero difficile sperare di riequilibrare il dislivello che c’è a livello sanitario (e che in buona parte, è giusto ricordarlo, negli anni è stato creato da politiche regionali inaccettabili) indiscutibilmente penalizza il nostro territorio.

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