Farsa Ascoli-Perugia, Pezzuto completa l’opera


Dopo giorni in cui si è assistito al trionfo dell’ipocrisia e caratterizzati dalle sconcertanti dichiarazioni del sindaco di Ascoli Castelli, di quello di San Benedetto Piunti e del presidente del Perugia Santopadre, finalmente domenica si è giocata la partita. E, dopo la doppia rimonta bianconera, è diventato protagonista l’arbitro di Lecce

Non avremmo voluto parlare di calcio per iniziare questa settimana ma è giusto cercare di tirare le somme, ora che la partita Ascoli-Perugia si è disputata, dopo giornate caotiche e piene di risvolti inquietanti e imbarazzanti. La prima considerazione quasi inevitabile da fare è che l’arbitro Pezzuto di Lecce è stato all’altezza dei tanti personaggi che in questi giorni hanno trasformato questo evento in un’indecorosa farsa.

Per carità, niente dietrologie e nessun complotto, semplicemente è accaduto che un arbitro assolutamente incapace e incompetente, che dovrebbe trascorrere la domenica (o anche il sabato, visto che la serie B solitamente si gioca quel giorno) con i suoi cari e i suoi amici invece di cimentarsi in qualcosa di troppo complicato per le sue qualità, ha rovinato quello che doveva essere il lieto fine di una settimana allucinante.

La vittoria dell’Ascoli dopo una partita vibrante ed emozionante, con la formazione di Aglietti che con il cuore era riuscita due volte a rimontare lo svantaggio, in entrambi i casi provocato da errori clamorosi dei difensori bianconeri, sarebbe stato il giusto premio ad una squadra e ad una tifoseria che in questi giorni hanno dimostrato grande serietà e attaccamento ai colori (la squadra) e un’inaspettata maturità (i tifosi), dovendo affrontare enormi difficoltà e trovandosi in sostanza ad avere tutti contro.

Non ho mai avuto una particolare simpatia per il mondo degli ultras, tanto meno per la tifoseria più calda dell’Ascoli che in passato ho più volte criticato per certi comportamenti inaccettabile. Ma questa volta bisogna ammettere che hanno avuto un atteggiamento e un comportamento encomiabile, evitando comunque di rispondere alle ignobili provocazioni degli ultras del Pescara (il comunicato dei Rangers, il gruppo ultras dei biancoazzurri, è qualcosa che passerà alla storia per il livello infimo raggiunto) e al pessimo comportamento dei tifosi più caldi della Samb.

Gli ultras bianconeri, invece, si sono limitati ad evidenziare, in un comunicato stampa, l’imbarazzante e inaccettabile situazione che si è creata, recandosi poi fuori dallo stadio per cercare di far sentire la propria voce, il proprio calore alla squadra costretta a giocare in un Del Duca praticamente deserto. Solitamente non mi colpiscono e spesso trovo anche un po’ forzati certi “riti” di fine partita ma questa volta l’omaggio ai tifosi a fine partita da parte della squadra, con tutti i giocatori bianconeri che si sono recati fuori dallo stadio per andare a ringraziare i tifosi lì assiepati, mi è sembrato davvero un gran bel gesto, sentito e ampiamente meritato.

Sarebbe stato bello se in quel momento a fine partita squadra e tifosi avessero potuto festeggiare insieme la meritata (per il cuore e per la determinazione) vittoria sul Perugia ma Pezzuto di Lecce ha pensato di allinearsi al comportamento a dir poco discutibile che, in questi giorni, hanno avuto in tanti, dalla Lega di B al presidente del Perugia, dal sindaco di San Benedetto Piunti a quello di Ascoli Castelli.

Di positivo c’è che almeno l’arbitro pugliese non ha aggiunto al danno la beffa, come invece ha fatto qualcun altro, dichiarando (per fortuna, almeno in questo caso, gli arbitri non possono parlare…) che con la sua direzione di gara ha aiutato l’Ascoli ed ha evitato ai bianconeri una sconfitta. Si, il riferimento al sindaco di Ascoli Castelli è chiaro, evidente e voluto perché questa volta davvero si è passato il limite.

Per carità, il primo cittadino ha tutto il diritto di difendersi dalle accuse che gli sono state rivolte circa per il ritardo nell’avvio delle verifiche sull’agibilità dello stadio. La tempistica degli eventi e la sua iniziale ricostruzione dei fatti lascia molto perplessi, anzi, per essere chiari non convince per nulla. Ma, naturalmente, il sindaco, se realmente convinto delle sue tesi, fa benissimo a ribadirle e a difenderle, pur di fronte ad una situazione che sembra dimostrare il contrario. Però certe dichiarazioni, certe “sparate” lasciano davvero esterrefatti e, soprattutto, rischiano di far perdere credibilità al sindaco stesso.

Mi sono preso questa responsabilità – ha dichiarato il sindaco in un comunicato stampa sabato 19 novembre –  piuttosto gravosa e non priva di rischi, per un solo motivo e cioè per evitare che l’Ascoli Picchio, vista l’infruttuoso tentativo della società di trovare una sede alternativa (o di invertire il turno col Perugia), perdesse la partita a tavolino e fosse ulteriormente punita con ulteriori punti di penalità”.

E’ stato proprio Castelli, nell’incauto video di accusa contro il Corriere Adriatico, a sostenere che bisognerebbe informarsi bene prima di scrivere alcune cose o fare determinate affermazioni. Senza voler pensare alla malafede (come nel caso di Pezzuto…) ,in questo caso è stato proprio il primo cittadino a cadere in questo grave errore perché con la sua decisione, per altro per nulla apprezzata dai tifosi, non ha evitato alcuna sconfitta a tavolino e, tanto meno, un’eventuale penalizzazione. Se non ci fosse stato il via libera per l’utilizzo del Del Duca a porte chiuse, la partita sarebbe stata semplicemente rinviata, con vivo disappunto da parte della Lega ma senza ulteriori conseguenze per l’Ascoli. Non c’è mai stato, neanche lontanamente, questo rischio, l’ha ribadito ampiamente il presidente di Lega Abodi, presente domenica al Del Duca, e l’ha confermato l’amministratore unico bianconero Cardinaletti nel dopo partita.

“ Castelli?  – ha detto Cardinaletti in sala stampa rispondendo alle domande dei giornalisti – alcune sue dichiarazioni non sono assolutamente vere, non è vero che avremmo perso a tavolino, ma non voglio parlare di lui”. Molto signorilmente Cardinaletti non ha voluto andare oltre, avrebbe potuto tranquillamente affondare il colpo, vista la situazione, nei confronti del sindaco ma ha evitato di farlo. Bene ha fatto perché c’è davvero da stendere un velo pietoso sul comportamento del primo cittadino e del Comune in questa triste vicenda. E poco consola che non sono certo stati gli unici in questi concitati giorni.

“Mi associo a tutti quelli che in questo momento sono indignati – ha affermato Cardinaletti nel dopo partita – in un momento in cui tutti si riempiono la bocca di  solidarietà, una squadra come la nostra non riesce a trovare un impianto in grado di ospitarci. Sono molto deluso che in questo contesto nessuno si assuma delle responsabilità, io mi assumo le mie come amministratore unico”. Impossibile dargli torto dopo giorni in cui si è assistito al trionfo dell’ipocrisia. A partire da quella degli ultras, in particolare di Samb e Pescara, che nelle settimane scorse hanno esposto striscioni per manifestare la propria solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto ma che, poi, al momento di dimostrare concretamente con i fatti la solidarietà stessa hanno fatto un’indecente retromarcia, mostrando ancora una volta il loro lato peggiore.

Proseguendo, poi, con quella del sindaco di San Benedetto Piunti che prima non ha avuto il coraggio di assumere una posizione forte e decisa a favore dell’ipotesi di far disputare la partita al Riviera delle Palme, poi si è anche risentito per le giuste considerazioni del presidente della Lega Abodi. “San Benedetto non deve dimostrare nulla a nessuno in termini di solidarietà” ha dichiarato il primo cittadino sambenedettese  che poi, evidentemente non avendo altre spiegazioni valide per motivare una simile dichiarazione, ha cercato disperatamente di arrampicarsi sugli specchi. “La Sambenedettese ogni domenica permette l’ingresso gratuito allo stadio agli sportivi ospiti in città a seguito del sisma e comunque per quanto riguarda Ascoli – Perugia non si può parlare di una questione di solidarietà, sono contesti diversi”.

E, di grazia, come si potrebbe definire una situazione nella quale si chiede di mettere da parte la rivalità calcistica per dare concretamente una mano alla squadra “nemica” di una città duramente colpita dal terremoto? Per noi è difficile trovare un altro modo al di fuori di “solidarietà” per definire questa situazione, forse andrebbe bene parlare di “civiltà” ma la sostanza non cambierebbe. Per concludere questa indecorosa sagra dell’ipocrisia impossibile non evidenziare quella del presidente del Perugia Santopadre, che prima ha mostrato il volto della persona rammaricata per  quanto di negativo stava accadendo intorno alla partita, poi, però, non si è fatto scrupoli di provare addirittura ad approfittare della situazione.

E’ stato il sottoscritto – ha ammesso il presidente umbro in un comunicato stampa intervenendo a proposito della possibilità di invertire il campo – a palesare l’idea dell’inversione a condizione che anche la partita di ritorno si giocasse allo stadio Renato Curi (di Perugia) nel rispetto degli impegni di campionato”.  Ma che bell’esempio di solidarietà, che gesto generoso, di fronte alle difficoltà di una squadra che, per le vicende legate al terremoto, non ha lo stadio disponibile, l’ineffabile Santopadre in poche parole propone di consentire alla sua squadra di disputare una partita in casa in più rispetto a tutte le avversarie, con l’Ascoli che ovviamente, di contro, avrebbe dovuto giocare una partita in meno.

A pensarci bene, ripercorrendo e ricordando le vicende di questi ultimi giorni, viene voglia di rivalutare l’arbitro Pezzuto. Che, in fondo, ha sbagliato solo perché probabilmente è un arbitro scarso e incapace. Sugli altri, invece, meglio stendere un velo pietoso…

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